La didattica a distanza che non colma le distanze

capponicaterinadi Caterina Capponi* - Voglio, esprimere la mia opinione in merito alla rivoluzione didattica, che il mondo della scuola sta vivendo, infrangendo quelle che sono le certezze quotidiane dell'insegnamento.

Ho bisogno di riflettere, ma ancor di più osservare me e gli studenti più fragili.

Quello che scrivo è venuto, fuori da osservazioni attente e giornaliere che si sono succedute a partire dal 10 di Marzo, quando sono state interrotte le lezioni nelle aule scolastiche così come nelle diverse università tutto purtroppo per questa emergenza sanitaria inaspettata e pericolosa.

La didattica a distanza non può costituire una valida alternativa a una relazione educativa, in cui discente e docente si guardano negli occhi e comunicano non solo con discorsi, ma con empatia, sorrisi e talvolta lacrime.

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Lezioni ,registri, apprendimento oramai tutto viene veicolato attraverso la rete informatica.

La didattica a distanza, non può sostituire quella umanità della scuola, semmai solo integrarla, quella che si esprime attraverso tutti i suoi componenti, quella che si definisce "comunità scolastica".

Il corpo insegnante docente ha, infatti, accolto per senso di dovere e anche con pathos le possibilità innovative per portare avanti una vera e propria rivoluzione educativa. Tante sono le disfunzioni portate da questo nuovo sistema telematico, tra cui: il supporto della rete e di connessione .Questo sistema ha infatti accentuato differenze geografiche, mettendo in luce le

difficoltà in alcune famiglie circa il reperimento di supporti informatici adeguati: quante sono e come sono distribuite le famiglie che non posseggono un pc o almeno un tablet? Si deve constatare che sono a migliaia.

Ma al di là delle disuguaglianze che può generare, soprattutto , la DAD sottolinea ancor più, rendendola assai palese, la fragilità degli studenti, per non parlare dei ragazzi diversamente abili, dei bambini della scuola primaria, per cui la figura del docente ricopre un valore affettivo e di presenza fisica fondamentale.

Sicuramente chi risentirà di più di questa gravosa condizione sono proprio i ragazzi fragili o con disabilità di diverso tipo; con i genitori ( o i familiari) che tornano a svolgere il difficile ruolo di "caregiver", senza più il sotegno di centri e attività strutturate a loro dedicate compresa la scuola.

Proprio a loro mancheranno attività di svago, di socializzazione e di formazione che solitamente rappresentano una valvola di sfogo e di stimolo nell'ambito delle loro problematiche psico-fisiche.

Davvero la didattica a distanza non è la scuola di formazione del cittadino pensante e critico.

*Docente